ARK·LIGHT
Diretto dagli architetti Roberto Bruni e Giacomo Dolfi, ARK·LIGHT opera nel campo della progettazione architettonica, spaziando dal design sino alla scala urbana e territoriale.
Completando la squadra gli architetti Daniele Biondi e Gabriele Levrini e le designer Francesca Donapai e Alessandra Magrini.
Visione
Valori
Siamo uno studio dinamico e collaborativo dove l’aspetto umano delle relazioni è la base del nostro lavoro.
Le Arti e la bellezza ci tengono uniti e ci appassionano.
Collaborazioni
La continua volontà di crescere culturalmente ci a portato ad avviare stretti contatti con professionisti dai più svariati settori: architetti, professori, artisti, designer, stilisti, maestri profumieri, aziende di moda e start up con i quali abbiamo condiviso progetti, concorsi, mostre d’arte ed eventi da noi organizzati.
Possiamo citare:
Marco Dezzi Bardeschi • Claudio Nardi Architects • NIO Architecten • Paolo Buroni, visual designer • Sileno Cheloni, maestro profumiere • Maurizio Vanni, museologo (UNIPI), specialista in sostenibilità, valorizzazione e gestione museale • IDEAPROGETTI società di ingegneria • PROGETTARESVILUPPO progettazione strutturale ed impiantistica • DOMOTA • KONNEKTA • PLANETHOTEL.NET Consulenza immobiliare e finanziaria per la progettazione e realizzazione di strutture alberghiere | • R3DIRECT • STARK • ZERO55 | concorsi di architettura | Omar Galliani • Cesare Catania • Yasunari Nakagomi • Cory B Savage • Todd Williamson • Giacomo Bonciolini • Daniela Dallavalle • Bruno Del Soldato • Massimo Biagi Miradario e Debora Di Bella (Miradebora) • Gramoz Mukja • Fabrizio Da Prato | Leonardo Bandinelli ◄ • Giulio Pirolo • Giuseppe Strano Spitu • Yanka Mikahailova • Silvio Viola • Elisa Zadi◄ Luigi Petracchi, SPAZIO ZERO arte contemporanea • Archivio Carlo Palli • Cynthia Penna, direttore artistico di ART1307 istituzione culturale • Bruno Ialuna • Tiziano Panconi, presidente Museoarchives Giovanni Boldini – Macchiaioli | mostre ed eventi |
GRAZIE MARCO
Ricordo ancora il primo incontro che ho avuto con il Professor Architetto Marco Dezzi Bardeschi.
Ero un giovane Architetto che faceva parte della Commissione Edilizia e Urbanistica del Comune di Abetone; il 10 marzo del 1995, durante la seduta della Commissione si discuteva del progetto presentato dalla Curia Vescovile di Pistoia, per l’ampliamento della Chiesa di San Paolo Leopoldo redatto da Giovanni Michelucci, (il Maestro era morto qualche anno prima, alla vigilia della grande festa del centesimo compleanno).
Il progetto era composto dagli schizzi del Maestro e presentato dal Professor Architetto Marco Dezzi Bardeschi (vedi parte della documentazione presentata in Commissione Edilizia). Roberto Bruni
Ricordo che agli inizi della nostra collaborazione, mentre eravamo in macchina, Lucilla (la moglie del Professore) disse: “ragazzi quando si entra nelle fasi finali di un concorso Marco diventa brusco ed esige il massimo impegno da parte di tutti quindi non prendetevela. A Marco piacete”. Giacomo Dolfi
Oggi lo studio sta portando avanti gli ultimi progetti del Professore dopo una proficua collaborazione durata diversi anni: il completamento del progetto di restauro della Rocca di Castelnuovo di Garfagnana (Lucca) e la creazione di un Polo Museale su Ludovico Ariosto e la Garfagnana del ‘500, ed il progetto per la realizzazione della centrale operativa al Museo Nazionale delle Residenze Napoleoniche dell’Isola d’Elba Vialla San Martino.
CIAO PROFESSORE IL TUO INSEGNAMENTO E ENTUSIASMO, MISTO A UN PO’ DI FOLLIA CHE CI HAI TRASMESSO, SONO SEMPRE NEI NOSTRI PROGETTI. AFFETTUOSAMENTE TI PORTIAMO NEL CUORE !!!
ARCHITETTURA ed ARTE
Amiamo l’Arte perché ha la capacità di migliorare la vita dell’uomo elevandone lo spirito. Amiamo coinvolgere Artisti nei nostri studi e progetti. In questa sezione pubblicheremo, di volta in volta, lavori che sono il risultato di interazioni fra Arte e Architettura, Artisti e Architetti.
#1 ANTENNA SCULTURA a Monsummano Alto
(Progetto approvato)
Artista: Luigi Russo “Papotto”
#2 INFINITO presso Fiumara d’Arte a Messina
(Concorso)
Artista: Luigi Russo “Papotto”, Elisa Zaldi
#3 Concorso ex cartiera Amicucci Parmegiani | Dark Matter
(Concorso | Artwork)
#4 Il design incontra l’Arte | Scrivania CROSSBLADE
(Prototipo | Prototype)
#5 Palazzo Guinigi – Il Volto Santo a Lucca
(Concorso)
Capogruppo: Claudio Nardi Architects
#7 GOBLIN Lampada in legno e resina
Artista: Giuseppe Strano Spitu da Saragozza, Spain
Designer: Arch. Vittoria Cioni, Arch. Roberto Bruni
Giuseppe Strano Spitu nasce nel 1966 a Reggio Calabria (Italia). Ha seguito corsi accademici di Pedagogia, Drammaturgia, Scultura e Arte Concettuale in Italia e Spagna.
Attualmente vive e lavora a Saragozza, in Spagna. È scultore, pittore, installatore e performer. Nelle sue sculture utilizza materiali diversi: pietra, legno, bronzo, ferro e resina.
Ha partecipato più volte a conferenze e workshop all’aria aperta in Europa e in tutto il mondo, tra cui Spagna, Italia, Francia, Olanda, Austria, Ungheria, Serbia, Slovacchia, Finlandia, Romania, Cina, Croazia, Egitto, Turchia, Germania, Repubblica Ceca, Malesia, Polonia.
#8 L’architettura può essere poesia?
Vol. 1 Architetture immateriali
Parte 1
Se poesia è ciò che è in grado di sollecitare e nutrire le emozioni, la domanda contiene implicitamente in sé la risposta positiva. Architettura è poesia: così come una composizione ritmica di parole, una sequenza musicale di suoni e silenzi, una composizione per immagini raccontano la vita dal profondo, una costruzione di spazio è composizione poetica quando è in grado di suscitare sensazioni emozionali. Lo spazio fisico trascende la sua consistenza materiale, la sua apparenza, per comunicare una totalità altra, la completezza implicita che commuove. La poesia implicita espande i confini dello spazio sensibile e traduce l’intervallo tra la realtà e l’immaginazione nel senso stesso di un luogo: comunica nel profondo il non detto esplicitamente. «[… ] La poesia nasce dalle cose in sé […]» (Carlo Scarpa): frammenti e momenti del domani “fermati” nel presente al di là del progresso, dello sviluppo tecnologico, sociale e storico, non suscettibili di essere interamente interpretati e spiegati razionalmente.
Se da un lato si fa sempre più sottile la linea di confine tra i saperi, delle analogie e differenze fra le tecniche e i procedimenti da cui trae linfa il lavoro esteticamente significativo, dall’altro custodire, sviluppare e vivere “poesia” diventa sempre più complicato.
La forza immateriale della cultura, dell’arte, della poesia nelle sue svariate forme come veicolo di dialogo e comunicazione, manifestazione di creatività in grado di superare barriere e contraddizioni, costituisce anche una possibilità di salvaguardare i valori intrinseci dell’architettura come arte dello spazio e del tempo, arte sociale, bene materiale intriso di valori immateriali condivisi.
Architettura come arte necessaria.
L’evento stesso ha tenuto coerenza al titolo in un susseguirsi di immagini, parole e suggestioni poetiche che piacevolmente, e nella convivialità del clima prefestivo, hanno trasmesso il valore profondo dell’architettura come arte olistica, in grado di ampliare gli orizzonti sociali e comunicativi.
L’architettura come poesia materica di Giovanni Michelucci, attraverso le tracce aneddotiche degli intensi ricordi che Marco Dezzi Bardeschi ha condiviso con un pubblico interessato e caloroso di architetti, e non solo, ha risposto eloquentemente dal profondo, alla domanda di riflessione, tema della serata.
Quella parte di architettura intangibile che risuona nei significati simbolici di alcune scelte progettuali nelle opere di Dezzi Bardeschi o nell’adozione interpretativa di soluzione tecnologiche sensorialmente virtuali per allestimenti museali, presentate dallo studio Ark Light e in specifico da Giacomo Dolfi, risponde anch’essa al tema dell’incontro.
La pièce poetica di Miradario e Debora di Bella ha contribuito all’intensità comunicativa così come la performance musicale del gruppo I treni a vapore ha regalato una profonda leggerezza e un’atmosfera amicale nello spazio ospitale e accogliente del negozio Macchini.
La diversità e la coralità degli interventi hanno offerto momenti di rara e calorosa intensità all’intera serata in un riuscito equilibrio di tematiche.
Tali iniziative hanno certo il plauso del nostro Ordine professionale che intende supportare l’aspetto prettamente culturale della professione di architetto e offrire la propria collaborazione a sostegno di ogni iniziativa che ne valorizzi e ne dichiari la peculiarità; ci auguriamo pertanto vivamente che tali eventi possano riproporsi.
Fabiola Gorgeri
Vicepresidente Ordine Architetti PPC di Pistoia
Parte 2
Riflettendo sul tema dell’arte e sulle sue forme di espressione spesso tendiamo a privilegiare una disciplina artistica rispetto alle altre e raramente il pensiero va all’architettura se non spesso da parte degli addetti ai lavori, ovvero noi architetti.Il tema della riflessione di questa serata vuol essere invece un invito ad un pensiero che noi architetti dello studio Ark.light ci siamo posti:
“ Può l’architettura essere poesia?” Lo spunto è davvero forte perché fa presupporre che noi partiamo dal principio di associare ad un tema costruttivo un pensiero completamente astratto come quello della poesia. Qualcuno potrebbe pensare che l’accostamento dei due elementi non sia assolutamente possibile, ma invece noi vorremmo dimostrare per la passione che nutriamo tutti verso questa disciplina artistica, a cui abbiamo dedicato la nostra vita, che in realtà non esiste affatto un divario. Iniziando dall’antichità,già importanti trattatisti avevano cercato di trovare delle regole che costituissero i fondamenti dell’ architettura. Per i Greci era fondamentale la scelta del sito, perVitruvio ad esempio nel De Architettura, si parla di firmitas, utilitas e venustas, categorie che verranno riprese anche da Leon Battista Alberti nel De re aedificatoria. Nel tempo questi canoni continuano ad essere altrettanto validi, forse ad essi potremmo aggiungere la ecosostenibilita’ del sistema architettura. Questo però diventa semplicemente una marcia in più, un’ulteriore qualifica che si aggiunge alle precedenti.
Così come la poesia per essere tale deve rispondere a delle precise regole compositive, così anche l’architettura talora le rispetta e soprattutto come la poesia può emozionare, avvolgerci completamente e darci un senso di protezione. È la disciplina artistica che può contenere tutte le altre ( pittura, scultura) ma anche essere lei stessa una sorta di elemento pittorico-scultoreo ( pensiamo a Le Corbusier di Rochamp, ma anche al Guggenheim di Frank Gehry, all’occhio di Niemeyer a Ravello e la lista di altri di esempi sarebbe davvero ancora molto lunga). Giudicare un l’opera d’arte come l’architettura presuppone sempre non solo l’approccio visivo, ma ancor di più quello fruitivo-emozionale, capace di stimolare i sensi come la poesia…
Vittoria Cioni, Architetto.
L’architettura ha, da sempre, per suo oggetto la casa e l’abitare collettivo dell’uomo. Le ragioni, le funzionie le esigenze del con-vivere in una comunità organizzata (la città dell’uomo, appunto). Ma, quando queste prendono forma e si traducono in manu-fatti materiali, la Ragione e la Funzione da sole appaiono sicuramente necessarie ma non sufficienti. Nel passaggio dalla prosa (aulica o popolare) alla poesia (che muove i sentimenti) c’è qualcosa di impalpabile in più: il modo di proporre per sintesi illuminata di “parole”. Alla “Poetry of Architecture” si appellava al suo esordio nel descrivere ciò che osservava nei suoi primi viaggi per l’Europa John Ruskin nel 1837 sul “London’s Architectural Magazine” che firmava con lo pseudonimo di Kata Phusin (secondo natura). E la poesia (dell’architettura) scatta dalla fantasia e dall’immaginazione congiunte alla forza evocatrice della memoria. Oltre l’adesione alla doverosa Ragione dei Manuali (da assecondare) e ben oltre i Protocolli della convenzione (da recepire con spirito critico). La ragione è la leva indispensabile.
Ma al di là di essa si aprono le sterminate praterie immateriali della grande Poesia narrante. Nella bella serata passata assieme a Marilena ed ai suoi entusiasti amici ho parlato di un grande esempio di Poeta dell’Architettura, Giovanni Michelucci, un grande affabulatore che per un secolo esatto ha sfidato la Ragione e la Funzione via via dominanti, ponendosi sempre al di là dell’ostacolo, come appassionato esploratore dell’ignoto collettivo in tutte le sue pur imprevedibili forme. E’ a lui che sono completamente debitore di una insaziabile curiosità, di una tensione e di una passione al progetto che penso inesauribile. L’architetto per me deve saper ascoltare per poi essere un narratore dallo sguardo profondo. Ed ho infattiaccennato nel mio intervento al fecondo contatto che, con i miei colleghi abbiamo in questi mesi in corso con la sana follia immaginativa di uno dei massimi nostri poeti del Rinascimento (Ludovico Ariosto), “prigioniero” volontario per oltre tre anni nella rocca di Castelnuovo in Garfagnana, del quale stiamo rincorrendo la sana follia immaginativa nell’allestimento del museo a lui dedicato. Mi affascinano (come l’hanno già fatto e continueranno a farlo nel futuro) i protagonisti dei grandi narratori eroici e visionari. Ancor più folle e furioso di Orlando, ad esempio, è il fantastico cavaliere don Chisciotte nel suo sconcertante dialogo tra sordi che intrattiene col suo scudiero… Ecco, tanto per rimanere sull’argomento della serata, davvero incolmabile è la distanza che Cervantes scava tra la logica prosa del mondo quotidiano di Sancho Panza e gli incoscienti eroici furori dell’universo poetico di don Chisciotte. Ma di tutto questo e di altre piacevoli suggestioni, forse, potremo magari parlare ancora assieme in una prossima serata. Intanto grazie, complimenti e sinceri auguri.
Professor Marco Dezzi Bardeschi, Architetto ed Ingengere
L’architettura non è solo materia, va oltre. Architettura è anche rapporto fra esterno ed interno, pieno e vuoto, basta pensare alla piazza di Pienza od a Piazza del Campo a Siena l’Architettura è nell’insieme non solo nella piazza e non solo nei palazzi che vi affacciano. Di più, l’Architettura è anche luce, pensate al fascino delle cattedrali gotiche a cui la luce proveniente dall’alto conferisce un’aura mistica. Più prosaicamente pensate alla tecnica del wall washing o, a quella più recente del videomapping. La luce cambia la percezione del manufatto architettonico e dei suoi spazi.
Architetture immateriali è una “licenza poetica” per sintetizzare in poche parole il diverso modo di percepire l’architettura quando questa si avvale dell’utilizzo della tecnologia digitale. Non ci riferiamo a mondi virtuali come second life ma piuttosto ad una serie di tecnologie capaci di coinvolgere gli utenti di un museo, di una galleria ma anche di un’abitazione.
Il videomapping, le proiezioni olografiche e la realtà aumentata sono tecnologie “immateriali” che rendono flessibile, adattabile e scalabile (aggiornabile) qualsiasi manufatto architettonico dilatandone le possibilità di utilizzo. Non si tratta solo di una maggiore facilità d’uso, il valore aggiunto è proprio la capacità di queste tecnologie di cambiare, di volta in volta, l’aspetto percepito di un edificio e dei suoi spazi interni. Così come una sapiente illuminazione sottolinea i tratti salienti di un palazzo così una proiezione realizzata con la tecnica del videomapping piuttosto che un ologramma può esaltarne le forme o sconvolgerle, visivamente, alterandone la percezione. Questo consente di ottenere, in uno spazio fisicamente immutato, ambientazioni diverse fra loro adeguandolo alle esigenze dei singoli eventi.
In buona sostanza queste “tecniche immateriali” possono essere parte integrante di un’Architettura o di un allestimento scenografico.
Giacomo Dolfi, Roberto Bruni, Architetti.
#9 Ringhiera artistica
Artista: Giuseppe Strano Spitu; Luigi Russo Papotto
Designer Arch. Vittoria Cioni, Arch. Roberto Bruni, Arch. Giacomo Dolfi
Ringhiera artistica, facente parte di un percorso artistico, suddivisa in due opere: la prima è una struttura cubica in vetro, pensata da Giuseppe Strano Spitu, dentro la quale é possibile vedere olio nero, che sovrasta l’acqua, a ricordare che il secolo, appena trascorso, si è caratterizzato per il grande interesse verso il petrolio, trascurando l’elemento principe della vita.
La seconda è composta da elementi colorati che s’innestano alle linee in ferro, le “De-Forme” di Luigi Russo Papotto, che creano dei “freni visivi” a voler raccomandare agli spettatori un approccio lento con tutto il percorso, un approccio dove la riflessione sul camminare trova centralità: il passo che segue l’altro, determinandolo, riconduce l’UOMO verso una velocità dimenticata.
#10 Riqualificazione di piazza Verdi a La Spezia
Artisti: Massimo Biagio Miradario, Barbara Fluvi, Stefano Gambini
Progettisti: Arch. Roberto Bruni, Arch. Giacomo Dolfi, Arch. Giovanni Parlanti, Arch. Giulia Gori, Arch. Federica Quieti
Consulente: Elena Bettini
L’idea fondante del progetto è il superamento dell’attuale spartizione tra spazi di transito pedonale e veicolare attraverso la creazione di una pavimentazione disegnata posta su un unico livello.
Tale intervento, che si inquadra organicamente nel progetto di riqualificazione del centro storico, consente la permanenza delle funzioni pubbliche e di servizio della piazza ripristinandone il ruolo baricentrico di sutura tra due parti della città.
Il disegno della pavimentazione, che richiama il colore del mare e il moto ondoso, vuole suggerire l’idea di uno spazio fluido in continuo movimento che si espande raggiungendo le zone limitrofe.
Materiali, colori e riflessi costruiscono un’atmosfera piena di suggestioni e luci e rappresentano il superamento del confine fra terra e mare abbattendo i limiti geometrici dello spazio chiuso della piazza.
#11 OGGI, trasformazioni nell’Arte
ARK•LIGHT Architettura & Ricerca e SPAZIO ZERO Arte Contemporanea, in occasione della ventunesima “Giornata del Contemporaneo” organizzata in tutta Italia da AMACI (Associazione Musei Arte Contemporanea Italiani), ha organizzato l’evento “OGGI, trasformazioni nell’Arte”. L’Associazione senza scopo di lucro ORIZZONTE GREEN è stata nostra partner in questa giornata dedicata all’Arte ed all’ambiente.
Lo studio ARK • LIGHT, a partire dal 2016, ha aderito alla “Giornata del Contemporaneo” organizzando la mostra – evento “OGGI, trasformazioni nell’Arte” ormai giunta, in questo 2025 alla decima edizione. L’evento tenutosi il 4 ottobre scorso si è svolto nei locali del Museo MAC,n di Monsummano Terme.
Riportiamo la sinossi redatta da AMACI:
“Sabato 4 ottobre 2025 si celebra la ventunesima edizione della Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione annuale promossa da AMACI con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e in collaborazione con la Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale…
…Il tema conduttore dell’edizione 2025 è quello della formazione, intesa come processo ampio e plurale che attraversa educazione, ricerca, scambio di esperienze e saperi. Una riflessione condivisa dalle direttrici e dai direttori dei musei AMACI, in continuità con la giornata di studi organizzata dall’associazione nel marzo scorso.”
La mostra–evento che ha lo scopo di promuovere l’Arte contemporanea e la cultura ha visto la partecipazione dei seguenti Artisti:
- Leonardo Bandinelli
- Giacomo Bonciolini
- Cesare Catania
- Massimo Lippi
- Elio De Luca
- Luigi Petracchi
- Massimo Podestà
Nel corso della giornata si sono tenuti gli interventi dei seguenti relatori :
- Marco Bresci
- Giacomo Dolfi
- Stefano Giovacchini
- Luigi Petracchi
- Maurizio Vanni
- Lorenzo Agostini e Luca Rossi.
#12 Museo Mitoraj a Pietrasanta | concorso
PROCEDURA NEGOZIATA PER LA PROGETTAZIONE DEL MUSEO DELLA COLLEZIONE MITORAJ NEL MERCATO COMUNALE A PIETRASANTA (LUCCA)
RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA
SULL’APPROCCIO METODOLOGICO E LE RELATIVE MODALITÀ ATTUATIVE
Chi scrive ha avuto l’opportunità di conoscere e frequentare Igor Mitoraj a Pietrasanta ed in altri luoghi dove via via lo chiamava il suo impegno a tutto campo di Artista internazionale. So da quale profondo legame era legato a quella che, in occasione della sua mostra postuma a Pompei (2014) il ministro Dario Franceschini definiva, nella presentazione del catalogo, “la sua comunità d’elezione”, quella di Pietrasanta.
L’ultimo incontro con il Maestro chi scrive l’ha avuto nel 2013, in un imprevisto momento di contrasto, ma difficoltà quando l’allora giovane Soprintendente di Lucca (l’architetto Giuseppe Stolfi) che ne sosteneva l’opera lo chiamò a testimoniare a Pietrasanta, in un incontro pubblico, a suo favore in occasione di una velleitaria contestazione orchestrata da alcuni artisti locali proprio contro di lui. I manifestanti indossavano delle magliette con una scritta provocatoria (“Mitoraj no”) e Igor, sinceramente sorpreso e un pò provato seguiva la manifestazione a distanza seduto ad un tavolino del bar all’angolo della piazza, proprio davanti al luogo in cui si proponeva generosamente di offrire alla città, dopo Il Centauro della vicina piazzetta omonima, la sua più recente opera (l’Annunciazione). Che l’iniziativa avesse deboli ragioni fu subito evidente quando, dopo brevi riflessioni, vedemmo i giovani contestatori pian piano spogliarsi da quelle stesse magliette provocatorie e scomparire tra i turisti ed tanti curiosi che affollavano la piazza.
Così la pancia molle di Pietrasanta (manovrata) si esprimeva in modo poco o nulla riconoscente, verso chi generosamente le stava dedicando la sua vita artistica e le sue opere. Con questo riferimento presente noi crediamo tanto più doverosa l’occasione del presente Concorso ed altrettanto adeguata la scelta fatta dall’Amministrazione comunale di destinargli i luminosi spazi del Mercato dismesso. Quella che segue, e che dedichiamo alla sua amicizia, è la nostra proposta per il Museo destinato ad ospitare la collezione delle sue opere donate allo Stato. Auspichiamo che il nuovo Museo possa aprirsi alla città alla fine dell’anno prossimo nella ricorrenza del 40° del primo approdo di Mitoraj a Pietrasanta.
La singolare “forma urbis” di Pietrasanta, “città nuova” in terra di toscana lungo la via francigena ma anche noto luogo prediletto di Paolo Guinigi, signore di Lucca nel primo decennio del Quattrocento, deriva dalla aggregazione della medievale Rocca dei signori di Sala con il nuovo ordinato pianeggiante impianto trecentesco, a formare un ideale triangolo che da valle ascende alla superiore rocca, trovando in essa un ideale vertice in posizione elevata, e ciò all’opposto delle consuete aggregazioni medievali che dalle rocche scendono a valle spesso a ventaglio, lungo scoscese pendici.
L’abitato di Pietrasanta e la sua rocca, compresi in una cinta fortificata unitaria, sono, dunque
separati da una ripida collina, un vuoto verdeggiante che idealmente collega la nuova piazza con l’antica rocca. All’esterno di questo sistema a partire dal XV secolo si insediano conventi monastici (in primis i francescani) ed espansioni urbane connesse, verso mare, dopo la bonifica dei terreni paludosi a partire dal XVII secolo. La realizzazione della ferrovia tirrenica nel XIX-XX secolo recisa la naturale connessione fra la città fortificata ed il mare attraverso la zona umida, determina due abitati di recente formazione, il primo verso mare e l’altro verso monte. La città turrita che nasceva dall’acqua con al centro la possente “Rocchetta” che ancora ne costituisce la principale porta d’accesso, viene banalizzata dalla parziale demolizione delle sue mura e da un abitato che sembra inglobarla, pur mantenendo il parallelismo del tessuto storico. Appena al di fuori del perimetro delle mura, nella stretta fascia compresa fra questo e la ferrovia verranno ad inserirsi la Stazione ferroviaria, la sede del Comune ed, appunto, il Mercato Ortofrutticolo, con i relativi antistanti spiazzi, al momento adibiti a parcheggio, oltre ad una sempre affollata strada di scorrimento veicolare.
La destinazione a Museo Mitoraj dell’edificio sin qui sede del Mercato ortofrutticolo, con l’antistante piazzale costituisce, una irripetibile occasione per l’avvio di un sistematico processo di riqualificazione urbana.
Essendo il Museo destinato alla conservazione e all’esposizione attiva delle opere e della documentazione autografa che il Maestro ha lasciato allo Stato, la città da parte sua si potrà felicemente confermare come naturale prolungamento e Museo diffuso delle sculture contemporanee nello scenario paesaggistico offerto dal sistema primario Mura-Piazza-Collina-Rocca.
A valle della ferrovia esistono già oggi tanto i parcheggi quanto le vie principali di scorrimento esterno in grado di liberare interamente la città d’Arte dal traffico meccanizzato. Tale auspicabile liberazione dei tanti spazi ancor oggi precariamente invasi dalle auto renderebbe possibile la naturale espansione della presenza materiale e dei percorsi di Arte contemporanea all’intero tessuto urbano pedonalizzata che, assunta la ferrovia come suo argine urbano, troverebbe nel nuovo Museo l’indispensabile motore di aggregazione ed animazione del nuovo sistema di fruizione urbana a scala d’uomo.


L’elegante artefatto del Mercato di Pietrasanta in via Oberdan, progettato dall’architetto Tito Salvatori e dall’ingegnere Adelmo Puliti, è un piccolo capolavoro di architettura pubblica degli anni della Ricostruzione. E’ stato ultimato nel 1968 (ma è stato collaudato solo il 16 novembre 2000 ed ha ottenuto l’agibilità in due tempi (il 30 settembre 2004 e il 12 luglio 2007).
Nel momento in cui viene inaugurato Mitoraj è lontano dal pensare ad un possibile intreccio della propria vita con Pietrasanta. E’ a Parigi, impegnato nella sua formazione artistica di pittore ed è ancora lontano dall’interessarsi alla scultura. Per lui la scoperta della città della Versilia (i marmi, le fonderie, la storia, il paesaggio) arriverà solo dieci anni più tardi. Ma rappresenterà per lui il luogo felix dell’approdo definitivo.
La fortuna dell’opera di Mitoraj come scultore è legata – com’è noto – ad una profonda riflessione sull’Antico. L’artista presceglie a soggetto delle sue opere l’ideale artistico del bello purista winckelmanniano, quello dell’arte della romanità, che per suo stesso obiettivo tende a sublimarsi nell’assoluto atemporale, nella sua profonda aspirazione alla perennità del Classico. Ma, malgrado la sua decisa monumentalità e l’impiego di materiali “eterni” come il marmo ed il bronzo (Orazio: “exegi monumentum aere perenni”) Mitoraj scopre la tragica caducità esistenziale del sopravvissuto come rudere (con Simmel e Freud) e ne mette in scena la crisi (le profonde fratture e le mutilazioni prodotte sull’opera dal tempo e dalla stessa mano dell’uomo). Un sentimento che ci rende attualissimo l’Antico, facendocelo sentire come nostro dialogante contemporaneo. Ed ecco che allora la scoperta della sua inattesa fragilità si identifica di colpo con quella stessa nostra di testimoni provvisori, transeunti, di passaggio. E’ questo “il mistero dell’antico – ha scritto Antonio Paolucci – che si manifesta a noi per frammenti”.
Per meglio comprendere il significato e la portata dell’opera di Mitoraj abbiamo visitato la mostra delle opere donate da Jean Paul Sabatier allo Stato, che costituiranno la base del museo, in corso di svolgimento alla Certosa di Calci. Siamo andati poi a far visita all’atelier del Maestro dove abbiamo incontrato il direttore artistico Luca Pizzi e lo stesso Jean Paul Sabatier, appena ritornato da Parigi, che abbiamo intervistato. Ecco la sintesi del colloquio:
D: Caro Jean Paul, Ti ringraziamo per questa opportunità. Vorremmo cogliere l’occasione del concorso per esaltare, come merita, l’opera di Mitoraj e quello che ha fatto per la crescita di Pietrasanta città d’Arte.
SABATIE: La Città vuole conservare la memoria di Mitoraj attraverso l’istituzione del Museo, celebrando Igor non solo come artista ma come suo cittadino onorario.
D: La realizzazione del Museo ha indubbiamente una sua forte rilevanza, ma sarebbe ancor più importante che da questo progetto nascesse una sua forte connessione con la città e con tutte le altre opere esistenti nel Parco di sculture contemporanee in espansione disseminate in città connesso con il processo con cui Mitoraj si è progressivamente legato a Piatrasanta e la città a lui.
SABATIE: Alcune opere come Il Centauro e la lunetta dell’Annunciazione sono effettivamente legate alla città di Pietrasanta come presenza, ma è più importante il processo legato alla realizzazione per il concreto uso dell’alta qualità artigiana dei lavoratori locali sia del marmo che delle fonderie per il bronzo.
D: A noi interessa molto il modo profondo col quale Mitoraj si è radicato nella città, sia dal punto di vista sentimentale e affettivo che come presenza materiale ed in particolare vorremmo che fosse valorizzata la sua grande eredità autografa, come avvio di un processo che porti il Museo ad estendersi ed integrarsi nella vita dell’intera città divenendo il simbolo stesso di Pietrasanta città dell’Arte Contemporanea.
SABATIE: Permettimi di aggiungere una cosa a quanto detto. Non solo Pietrasanta è stata, all’inizio, la scelta di Mitoraj, ma anche la città stessa ha scelto Mitoraj prima come cittadino e poi come artista: Igor è stato accettato sin da subito, quando ancora non era così conosciuto, e questa osmosi reciproca è poi venuta positivamente crescendo nel corso del tempo.
D: E’ proprio questo rapporto felice, che noi vorremmo esaltare con il progetto Quale dovrebbe essere, secondo Te, la caratterista identificante del nuovo Museo?
SABATIE: Il Museo dovrà spiegare l’evoluzione di una scultura o di un’opera in generale, come ad esempio un pannello informativo completo che ne racconti la nascita e la vita stessa. Vedi, nel caso di Mitoraj ma non solo, la scultura è una espressione artistica davvero complessa da raccontare tanto più realizzata direttamente senza disegni preparatori che ne possano prefigurare la genesi. Mitoraj era fatto così: prendeva un pezzo di creta e iniziava a lavorarlo al momento. E’ possibile leggere l’evoluzione del suo percorso artistico dagli esordi sino alle ultime opere ma se ci soffermiamo solo sulla singola opera, la difficoltà nel raccontarla è molto più grande. Ecco, il Museo dovrà essere in grado di spiegare a tutti sia la singola opera che il percorso seguito per realizzarla.
D: Cosa pensi della nuova location in cui realizzare il Museo: il Mercato coperto?
SABATIE: Lo spazio è davvero molto bello e sono sicuro che può diventare una sede più adeguata per ospitare le opere di Mitoraj.
D: Ecco, veniamo alle possibili scelte del progetto: Igor aveva una grande passione per l’archeologia e per il verde, la floricoltura abbinata ad essa.
SABATIE: …E’ vero quello che dici. Ad esempio, nell’eredità donata da Igor vi sono anche due olivi secolari di 800 anni…
D: Ecco, questo incontro tra arte contemporanea, archeologia e natura ci ha stimolato in fase progettuale a coniugare il tutto in una sintesi architettonica che, ad esempio, per quanto riguarda il “verde”, preveda un ampio giardino nell’attuale piazzale di fronte al Museo che ospiti sculture di Igor e non solo. Il verde, l’architettura sarà l’occasione per far incrociare la storia della città con la mitologia e la sua poetica.
SABATIE: Si ad Igor sarebbe piaciuto. Adorava il giardino ed era anche molto bravo nel coltivare le piante. Tutto viene dalla natura e tutto torna alla natura.
D: Grazie Jean Paul, questa chiacchierata sarà un fecondo spunto di riflessione per il nostro lavoro.
SABATIE: Grazie a voi.

Il progetto che proponiamo adegua l’ex Mercato Comunale alla nuova funzione prevista, confermandone integralmente tutte le componenti spaziali e materiali e limitando al massimo gli adeguamenti necessari alle nuove funzioni museali. In particolare, a parità di spazi complessivi dedicati alle attività museali (1143 mq.) il grande spazio unitario a doppia altezza è destinato al Museo Mitoraj (645 mq. contro i 575 del progetto di fattibilità), le due grandi Sale per le esposizioni temporanee vengono ridimensionate (rispettivamente 209 e 188 mq) a favore dello spazio del Museo ed è ricavato un grande spazio specifico destinato a laboratorio artistico e restauri (91 mq); i locali di servizio sono distribuiti parallelamente alle pareti Nord-Ovest e Sud-Est della struttura; mentre esternamente, eliminando la divisione interna fra i due piccoli locali commerciali esistenti, è stato ricavato un ambiente consono alla realizzazione del Bar/ristoro previsto dal bando (106 mq cucina inclusa, oltre agli annessi servizi al pubblico mentre i locali per i magazzini ed il personale mantengono la collocazione attuale al piano semi-interrato).
Il progetto, grazie ad una migliore suddivisione e distribuzione degli spazi interni, prevede un percorso interno libero, fluido, privo degli stretti e lunghi corridoi previsti nel progetto di fattibilità che comportano un inutile spreco di superficie utile (abbiamo evitato i lunghi corridoi di accesso previsti dal progetto preliminare. Inoltre sfruttando le separazioni murarie esistenti, e quindi le due fasce a Nord-Ovest e Sud-Est dell’edificio, per la collocazione degli ambienti di servizio, il museo è stato attrezzato con reception ed uffici di metratura maggiore rispetto a quella prevista nel progetto di fattibilità (rispettivamente 22 mq contro 20 per gli Uffici e 50 mq contro i 14 per la Reception/Bookshop) ed è stato ricavato un ulteriore ambiente necessario per il (non previsto) Guardaroba (19mq) in posizione strategica fra l’ingresso e l’uscita, posta quest’ultima sul fronte Nord-Ovest e diversificata rispetto all’ingresso così da consentire un numero più elevato di visite giornaliere al Museo. La stecca dei servizi opposta, ubicata in corrispondenza dei locali ribassati del Mercato, è stata invece desinata ad ospitare nella zona a Sud i Servizi al pubblico, distinti fra donne e uomini. Rimane invariata la collocazione della Sala proiezioni, della quale è stata comunque aumentata la volumetria grazie all’allineamento della separazione muraria con la maglia dei pilastri (96 mq. contro i 69 del progetto preliminare a base di gara).
Gli ambienti destinati alle Esposizioni temporanee (rispettivamente di circa 190 e 210 mq) sono disposti ad “L” a partire dall’ingresso e sono concepite allo stesso tempo come Gallerie di circolazione e come cornice attorno all’ampia Sala centrale destinata all’esposizione permanente delle opere di Mitoraj, dalla quale sono separate solo attraverso partizioni trasparenti vetrate – e non dalle dispendiose e poco funzionali partizioni marmoree previste dal progetto di fattibilità – così da consentire alla luce naturale di invadere la totalità dello spazio dando vita ad interessanti rapporti di luci e ombre con le opere esposte.
– Il quadrato centrale del Museo Mitoraj, nucleo del Museo non è accessibile direttamente dalla strada, ma si apre al visitatore come centrale tappa conclusiva del percorso museale. Nel Museo l’allestimento in pannelli di marmo di Carrara tanto caro all’Artista, riprende idealmente la vecchia disposizione interna dei banchi in marmo del Mercato comunale intorno ai grandi pilastri a fungo della struttura di copertura.
– Il piano seminterrato è destinato in parte a locali magazzino per il Museo ed in parte a parcheggio coperto.

E’ ben noto l’amore di Mitoraj per la natura (vedi intervista al precedente punto 4). Il piazzale di accesso al museo da via Oberdan si configura un grande Giardino topografico urbano, il cui impianto replica simbolicamente, a scala ridotta, la stessa planimetria e orientamento del centro storico di Pietrasanta, città di fondazione, nel tratto compreso fra Piazza Duomo e Piazza Matteotti. Sono questi infatti i luoghi nei quali si rileva la più alta concentrazione di opere d’arte raccolte nel Parco Internazionale della Scultura Contemporanea, delle quali due appartengono allo stesso Mitoraj (Il Centauro del 1994 e L’Annunciazione del 2013). Al Museo “Pierluigi Gherardi” che contiene 71 bozzetti e modelli, ce ne sono due di Mitoraj: la Nascita di Venere (1991) e Orizzonte (1985). Nel Giardino topografico le opere di Mitoraj, così come i principali monumenti della città, sono tutte segnalate nel posto stesso che occupano all’interno del tessuto urbano della città. Il Giardino ha, per chi lo percorre, oltre alla funzione metaforico-didattica di indicatore topografico, quella simbolica di Lucus Mitoraj.
Nel proporlo abbiamo pensato alla grande passione
sperimentale di Igor per la floricoltura. Al suo felice far
di mano creativo come scultore ha sempre affiancato
un parallelo far di mano come appassionato floricoltore.
La confermata presenza dello storico negozio del
Fiorista sulla testata su via Oberdan dell’isolato del
Mercato ci ha spinto, una volta allontanate le auto, a
proporre una adeguata originale sistemazione a verde
del piazzale. C’è uno speculare esempio di un grande
Archeologo dell’inizio del secolo scorso che ha
coltivato una analoga forte e costante passione per
affiancare ai resti archeologici la presenza del verde:
alludiamo a Giacomo Boni, formatosi nella Venezia
illuminata da John Ruskin ed approdato a Roma alla
Direzione degli scavi archeologici del Foro romano.
Sono noti i suoi interventi di restauro fatti non con opere murarie ma con l’innesto di presenze vegetali vive. Boni, dall’attenta osservazione e classificazione botanica delle specie rappresentate nei dipinti murari dell’antichità (a Pompei, ad esempio), ricavava le tipologie delle essenze che piantumava, sul Palatino, ad esempio, ad integrare e in dialogo diretto con essi i reperti antichi.
Perciò abbiamo pensato a declinare lo spazio verde all’esterno che precede l’approdo al Museo Mitorai, in modo analogo a quello che fece Boni con il Lucus Virgilianus per celebrare il grande poeta latino a Mantova.
Riguardano la verifica della capacità portante del solaio di piano terra del Mercato direttamente interessato dalla movimentazione e dall’allestimento delle opere da esporre. Dopo l’analisi della documentazione tecnica disponibile dello stato attuale, saranno condotte idonee prove di carico per saggiare la reali capacità della struttura esistente, a sopportare i carichi prescritti dalla normativa vigente, sia per quanto riguarda quelli distribuiti che per quelli concentrati. Questi ultimi saranno quelli più gravosi, considerata la tipologia e le dimensione delle opere esposte. Nella fase del progetto definitivo dell’allestimento museale, sarà valutata e analizzata la posizione, il carico e, ove necessario gli eventuali opportuni rinforzi localizzati, al di sotto della zona interessata. Gli interventi saranno tali da risultare di minimo impatto visivo e soprattutto saranno removibili, in modo da potersi adattare alle future variazioni dell’allestimento.
La moderna tecnologia digitale rende agevole ed intuitiva la fruizione degli spazi espositivi grazie a flussi di informazioni dinamici, permettendo anche un rapido aggiornamento dei contenuti multimediali con costi di gestione assolutamente ristretti. Proponiamo di utilizzare soluzioni visivamente non invasive e flessibili, tecnologie innovative capaci di soddisfare le diverse esigenze del museo, coniugando facilità di utilizzo ad effetti scenografici affascinanti.
La reception ed il bookshop non sono concepiti come uno mero spazio di vendita ma piuttosto come una “macchina della memoria” di Mitoraj, delle sue opere e della città di Pietrasanta. Una serie di schermi di nuova generazione, realizzati con led trasparenti (ledwall con 80% di superficie trasparente) e collocati sul lato sinistro dell’area, dedicata alle esposizioni temporanee, di fronte al bookshop, mostreranno al pubblico video (anche interattivi) con contenuti informativi dedicati al grande Maestro. I ledwall saranno inseriti all’interno di una doppia parete, realizzata con vetri extra-chiari antisfondamento. Sempre in quest’area, nella parete posta di fronte all’ingresso, saranno installati dei videowall delle Opere di Mitoraj, sia quelle presenti nel Museo che situate nella città o nel mondo (vedi pannelli illustrativi C e D collocati all’ingresso del Museo).
La Sala proiezioni offrirà al visitatore un’esperienza “immersiva” in un mondo virtuale, al quale le normali proiezioni sono connesse ed integrate con sistemi di realtà aumentata, video interattivi e diffusori di essenze naturali profumate. Per ogni mostra od evento organizzato anche in città, potranno essere realizzati contenuti multimediali ad hoc proiettai in tempo reale.
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Nella nostra proposta per la migliore distribuzione interna anziché prevedere l’accesso al Museo e alle Sale di esposizione temporanea attraverso un sistema di lunghi e stretti corridoi, con lo spostamento dell’area Museo in corrispondenza dei pilatri a fungo esistenti e con una diversa collocazione delle due Sale delle Mostre temporanee, si ottiene una più razionale soluzione con aumento dello spazio del Museo da 575 a 645 mq. . Così facendo viene recuperato uno spazio altrimenti sprecato. La sala due viene utilizzata come un’area espositiva permeabile che fa da filtro fra la sala Mitoraj ed il bar/ristoro (106 mq. Inclusa la cucina ed esclusi i servizi) che adesso è accessibile dall’interno del complesso museale. Anche la sala 1 segue il medesimo principio. Si tratta di una galleria polivalente che permette di ospitare mostre temporanee ma che funziona anche come hall d’ingresso, conferendo un più ampio respiro alla reception, e conduce sia alla sala Mitoraj che alla sala proiezioni. La sala 1 svolge anche la funzione di hub tecnologico a servizio del museo e dei visitatori (vedi paragrafo “area multimediale”). Anche i vani accessori sono stati ripensati. L’area compresa fra il bar e la rampa di accesso è stata destinata a laboratorio artistico (91 mq.) a disposizione di Artisti, scuole ed associazioni culturali in modo da rafforzare il legame fra il museo e la cittadinanza. La zona reception-bookshop / ufficio / guardaroba è stata ripensata e razionalizzata. Infine i bagni non saranno spostati ma solo ristrutturati con evidenti vantaggi in termini di costi.

Basta conoscere un po’ Pietrasanta per comprendere l’importanza del collegamento che da Via Stagio Stagi conduce a Via Oberdan ed al Museo. Si tratta di un asse viario pedonale di grande importanza, perché “unisce” il Museo a Piazza Duomo, cuore pulsante della città. Il progetto prevede il potenziamento di questo asse di percorrenza ed il suo prolungamento fin all’interno del giardino antistante il Museo, considerato parte integrante del nuovo assetto dell’area esterna.
